ROMA/PALERMO (Reuters) - Da ieri mattina 1.114 migranti, partiti apparentemente dalla Tunisia, sono sbarcati a Lampedusa, e il governo italiano ha chiesto all'Unione europea di affrontare al più presto la nuova emergenza immigrazione dai paesi del Nord Africa investiti da crisi politiche.

Dalle 7.37 di ieri mattina di ieri, giovedì, alle 11.10 di oggi, sull'isola di Lampedusa sono sbarcate 1.114 persone, di cui 43 minori, ha detto a Reuters una fonte della Guardia Costiera.

Solo in un paio di casi i migranti sono stati soccorsi in mare, ha detto la fonte. Negli altri casi invece le imbarcazioni cariche di persone sono state segnalate quando erano vicinissime alla costa dell'isola nel Mediterraneo.

Quasi tutte le persone arrivate a Lampedusa - dove il centro di permanenza è da tempo stato chiuso - hanno dichiarato di essere tunisine e sono in attesa di essere trasferite in centri dell'Italia meridionale, ha detto la fonte.

Le previsioni meteorologiche per i prossimi giorni, che indicano mare calmo, lasciano ipotizzare nuovi arrivi, ha aggiunto la fonte.

Intanto, oggi, il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha scritto alla presidenza di turno dell'Unione Europea - l'Ungheria - e alla Commissione di Bruxelles, perché al prossimo Consiglio Giustizia e affari interni venga inserito all'ordine del giorno "il tema della crisi nei paesi del Nord Africa e i riflessi sull'immigrazione e sulla sicurezza interna in Europa".

MARONI: RISCHIO EMERGENZA UMANITARIA

Il capo del Viminale ha anche convocato per giovedì il Comitato nazionale per l'ordine pubblico e la sicurezza, ha confermato una fonte del ministero, e da Venezia, dove è in visita, ha detto che "c'è il rischio di una vera e propria emergenza umanitaria, con l'arrivo di centinaia di persone sulle coste italiane in fuga dai paesi del Maghreb", come riferito da alcuni media.

Una rivolta popolare ha provocato nelle scorse settimana in Tunisia la caduta del regime del presidente Ben Alì. In Egitto, da 17 giorni si susseguono manifestazioni di protesta contro il presidente Hosni Mubarak, e proteste si registrano anche in Yemen. Il timore di proteste si è esteso anche all'Algeria e alla Giordania.
Il sindaco ha detto che nell'isola c'è preoccupazione, ma non "emergenza".

Intanto il Pd ha chiesto oggi di riaprire il Centro di identificazione di Lampedusa, decisione che però il Viminale ha già bocciato ieri, mentre i radicali hanno chiesto che gli immigrati vengano alloggiati nei centri di prima emergenza e non rimandati nei paesi d'origine, dove si registrano tensioni e violenze.

La capitale algérienne est quadrillée, depuis le vendredi 11 février 2011 au soir, par un dispositif policier exceptionnel.
Dès la fin de matinée, ce samedi, des échauffourées se sont produites entre manifestants et forces de l'ordre ; des interpellations ont eu lieu.
Une marche doit se tenir dans la capitale à l'appel de la Coordination nationale pour le changement et la démocratie (CNCD), en appui de revendications démocratiques.
Au lendemain de la chute du président égyptien Hosni Moubarak, à Alger, l’atmosphère est électrique.

Les hebdomadaires français étaient déjà sortis en kiosques cette semaine, quand la nouvelle du départ d'Hosni Moubarak est tombée vendredi en fin de journée. La plupart des articles consacrés à l'Egypte et au Moyen-Orient n'ont pourtant rien perdu de leur pertinence. C'est vrai par exemple de l'enquête de l'Express sur Israël confronté au réveil du monde arabe.

«L'Etat juif, enclin à se flatter de son statut de "seule démocratie du Proche-Orient", paraît désarçonné par les bourrasques qui balaient le monde arabe. Un peu comme s'il craignait d'y laisser son monopole», écrit l'Express, qui rapporte un sondage publié récemment : deux Israéliens sur trois estimaient que la chute du régime Moubarak aurait un impact négatif pour leur pays, et 59 % d'entre eux pariaient sur l'instauration au Caire d'un pouvoir islamiste.

Ce qui est vrai d'Israël l'est aussi des dirigeants de la planète, toujours d'après l'Express: chez eux «le printemps arabe ne suscite que peu d'enthousiasme» et «derrière les discours de façade sur la démocratie et la liberté d'expression on devine une inquiétude liée aux risques d’instabilité».

Les pays importateurs de pétrole craignent les répercussions sur les prix au cas où les pétromonarchies seraient touchés à leur tour par un vent de révolte. Autre signe de tension: la hausse des commandes de matériel militaire et de police observée actuellement dans la région.

A l'heure de cette nouvelle donne, les regards sont tournés vers un pays qui présente un modèle intéressant pour le monde arabe, il s'agit de la Turquie. A lire dans l'Express et dans Le Nouvel Observateur. Le contraste est frappant dans la région entre les tyrannies arabes et la démocratie turque, même imparfaite. La Turquie est loin d'être une référence en matière de droits de l'homme, mais c'est la seule nation où islam et modernité semblent avoir trouvé un compromis. Le mérite de cette synthèse reviendrait pour beaucoup à l'AKP, au pouvoir à Ankara : ce parti musulman conservateur est souvent pris en exemple par les formations islamistes, dont les Frères musulmans.

Il est certain qu'aussi bien en Algérie qu'au Maroc les autorités ont un frousse que la "rue" finisse par prendre le pouvoir. Bouteflika comme Mohamed VI ont, selon moi -secondo me - raison de serrer les fesses car ils risquent de devoir faire leurs valises plutôt que prévu. Je ne vais pas pleurer pour leur sort car ils ont l'un comme l'autre su !!!! mettre quelques sous de côté...
Dans tout le coin - le Moyen Orient - les patrons locaux se demandent comment la situation va évoluer. En Arabie Saoudite le roi Abdallah a insulté Obama par téléphone l'accusant de se mêler de ce qui ne le regardait pas....il est sûr que pour les dirigeants de ce pays le mot 'démocratie" n'existe pas dans le dictionnaire local...
Je suis convaincu que ce mouvement de révolte n'est pas terminé...

Ah j'en suis convaincue aussi.
Effet domino !!!

Qui aurait pensé que l'instabilité du monde arabe arriverait chez nous ?
En plein Pacifique sud ?

N'oublions pas, que nous sommes voisins du pays musulman le plus peuplé !

ça n'inspire pas de crainte pour l'instant, mais les stratèges ont intégré ce fait depuis longtemps.

C'est surtout l'Australie qui se méfie. N'oubliez pas également que le champs de bataille,
c'est la Papouasie Nouvelle-Guinée qui est séparée en deux.
Moitié Australie et Indonésie (pays musulman)

Faites vos jeux ! Rien ne va plus.

On avait peur de 2014 ???

Tant mieux pour nous
Jouez messieurs, jouez

Jean Raymond Postic rallie le parti indépendantiste l'UC.

Je suis déçu, car je le connais personnellement !

ça reste un ami, mais il se trompe !

Il a peut-être des intérêts que tu ne connais pas ?!

In 118, fuggiti dai centri di accoglienza su un Eurostar, sono stati fermati a Bologna.

"Il governo italiano sta agendo bene. Si tratta di un intervento a sostegno della Tunisia", dice Mario Mauro, europarlamentare del Ppe.
"L'Europa può e deve fare tantissimo: ha il compito di rispondere a quello che sta succedendo nel Mediterraneo – continua Mauro – come aveva aveva fatto nell'89 nei confronti dei paesi dell'Est". Su che cosa operativamente debba essere fatto, ha le idee chiare: "Bisogna fare le quote: cioè ripartire nei ventisette paesi europei i flussi migratori". Per un piano sul lungo periodo però occorre un cospicuo stanziamento di risorse: "Sono necessari fondi per il pattugliamento delle coste, per rendere dignitosi i centri di accoglienza, e sopratutto bisogna aiutare i paesi di provenienza, altrimenti l'ondata migratoria non avrà mai fine". "Se si destabilizza un paese come l'Egitto – conclude – è necessario uno sforzo comune europeo per far fronte a questa situazione. Se in Italia la crisi del Maghreb si riduce a uno scontro tra buonismo e intolleraza perdiamo solo tempo".

"Non è vero che l'Italia ha rifiutato l'aiuto offerto dalla Commissione europea per fronteggiare l'emergenza sbarchi dalla Tunisia". E' quanto precisa il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, in relazione alla notizia – riferita da fonti della stessa Commissione – secondo cui il nostro paese non avrebbe chiesto alcun intervento urgente, nemmeno quello di Frontex. Fonti del Viminale ricordano che in realtà nel colloquio telefonico di sabato scorso tra Maroni e il commissario Cecilia Malmstrom, il titolare del Viminale avrebbe avanzato diverse richieste "tutte rimaste sinora senza riposta".

Il governo intanto si prepara a fronteggiare quella che ormai è un'emergenza umanitaria. Nel pomeriggio è prevista una riunione tecnica per decidere le misure di contrasto e di controllo degli sbarchi al Viminale, a cui seguirà una seduta del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica. In serata il ministro degli Esteri, Franco Frattini, andrà a Tunisi per concordare con le autorità le misure da adottare. Il titolare della Farnesina ha però anticipato: "L'Italia vuole ripristinare i pattugliamenti nel Mar Mediterraneo per arginare l'immigrazione clandestina".

"Siamo naturalmente pronti a fronteggiare la situazione con spirito umanitario, ma anche cercando di conservare un equilibrio sul delicato problema dell'immigrazione". Ad affermarlo è il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervenendo sui numerosi sbarchi di immigranti sulle nostre coste.

Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, richiamando l'importanza di una azione europea congiunta, ha dichiarato: "Se, come pare stia accadendo in Tunisia, degli stati rischiano di dissolversi, il problema degli esodi che ne possono seguire non può essere competenza di un solo paese. In questo caso l'Italia, per ragioni geografiche. Quindi l'Europa deve elaborare con immediatezza una strategia operativa, anche perché i fermenti in Algeria e la difficile transizione in corso in Egitto potrebbero rendere ancora più vaste le dimensioni della crisi. La comunità internazionale e l'Europa in prima fila devono farsi carico delle conseguenze di quanto sta avvenendo senza perdere un minuto di più".

Altre cinque persone sono annegate a causa del rovesciamento di un barcone carico di migranti diretti verso l'Europa, nel sud della Tunisia. Sul barcone, al momento dell'incidente, avvenuto la scorsa notte, erano presenti 140 migranti.

A Lampedusa sono attualmente presenti 2.600 tunisini. Per il sindaco della città, Bernardino De Rubeis: "Siamo difronte a un esodo biblico". I centri di accoglienza sono ormai saturi. In 118 sono stati intercettati sull'Eurostar Reggio Calabria-Milano, a Bologna, dove sono stati fatti scendere e rifocillati.

Sources - il foglio

Dans sa première déclaration télévisée solennelle depuis le début de la révolte, qui s'amplifie, le président libyen a affirmé mardi après-midi qu'il resterait en place quoi qu'il arrive : "Je suis combattant, je suis révolutionnaire. Je mourrai martyr", a-t-il notamment lancé.

C'est un vrai château de carte qui s'écroule, pays après pays !!!

Et chez nous ???

Le député, Pierre Frogier est rentré ce week-end à Nouméa après plusieurs jours à Paris. Il revient sur la démission des membres UC du gouvernement qu’il qualifie de “légitime” et sur la question des squats pour laquelle il affirme avoir reçu le soutien de l’État.

Selon le député, Gomès a fait tout le contraire de ce qui avait été décidé. Aussi “la démarche de l’UC est légitime”

Concernant les menaces de Gomès qui réclame de nouvelles élections, il répond que “C’est de l’agitation !” “Juridiquement, tous les analystes disent qu’il ne peut pas y avoir de nouvelles élections”

Pour Pierre Frogier il s’agit de “mettre en place les forces politiques qui sont compatibles avec cette feuille de route” ( sources les nouvelles de Tahiti)

Apres toutes cette agitation et les tirades shakespeariennes de ces derniers temps il ne faudra absolument pas manquer voire suivre de tres pres le colloque sur le destin des collectivités qui se tiendra à Nouméa, en Nouvelle Calédonie, du 7 au 10 mars prochains. Le but du colloque est de proposer une sortie de l’Accord de Nouméa selon les propos tenus par différents responsables politiques dont Harold Martin lors de son séjour à Papeete : “être avec la France, mais plus dans la France”. Ce colloque servira d’expertise pour le Comité de suivi de l’Accord. Il permettra aussi aux divers territoires (dont la Polynésie) d’envisager un choix de nouvelles perspectives institutionnelles si les populations le désirent. Tamatoa Bambridge, chargé de recherche, Sémir Al Wardi, Jean-Marc Régnault seront parmi une soixantaine de spécialistes qui interviendront pendant ces quatre jours.

Voilà, voilà

"Le tombe scavate, nella sabbia, davanti al mare, per migliaia di morti, forse 10.000, soprattutto ragazzi. Fosse comuni allineate tra loro e subito ricoperte di cemento. Così muore la Libia, a due passi dall'Italia complice e alleata di Gheddafi. La realpolitik del cazzo che tollera tutto, giustifica ogni omicidio purché avvenga nel segreto delle carceri ha portato a questa strage. Quante persone sono state uccise in Libia nei 41 anni di dittatura di Gheddafi? E in fondo a chi importava? Alle multinazionali che hanno fatto affari con il regime anche durante l'embargo? Ai governi che vendevano armi in cambio di gas e petrolio? il futuro della Libia si dissolve insieme ai giovani seppelliti nelle sue spiagge mentre il mondo osserva, complice del massacro."


Sources - Beppe Grillo