mercoledì 18 gennaio 2012 di Veleno
Non ci fosse stata una tragedia con diversi morti, una grande nave persa ed incombenti, possibili e gravi danni ambientali, la vicenda del concitato incontro telefonico dei “due comandanti” sarebbe stato un film, magari una commedia all’italiana o peggio un episodio dell’ennesimo film panettone, dato ancora il periodo fresco di vacanze natalizie. L’intitoleremmo: “I due comandanti”.
Avete già capito? Si…esatto! Parliamo della “Costa Concordia” e dell’ormai ultrafamosa litigata telefonica e poi televisiva tra il comandante della guardia costiera di Livorno, che si chiama De Falco e il vile comandante della nave crociera, al secolo, Schettino.
In quel dialogo ormai noto a tutti, anche all’estero, e nei suoi protagonisti, ho ritrovato la magnifica metafora, l’esatta fotografia, delle due Italie odierne. Una (Schettino) ciarliera, sbruffona, irresponsabile, mentitrice senza pudore, sostanzialmente infantile, amicona che cerca con la sua aria falsa ingenua di accattivarsi simpatie e benevolenza, una summa in somma (bel gioco di parole) di questi diciassette anni berlusconiani e non solo. Quell’Italia che appena fatto il paese, ieri come oggi, già cercava con grossolana faciloneria di superare regole, concorrenze, nel nome di una buona raccomandazione, e di qualche santo in terra se non in paradiso.
Silvio Berlusconi in fondo ha solo esaltato e tirato fuori il peggio degli italiani, vizi antichi, molto più di Milano 2, vizi italici che qua e là rispuntano nelle nostre pagine di storia. Certo fa specie che, in un paese di santi (in cielo e in terra), poeti e navigatori, si assista ad un comandante che, di fronte ad un incidente così grave, frutto di sue scelte scellerate e comiche se non fosse tragico il bilancio di queste condotte (omaggiare il cuoco che è dell’isola del Giglio, sfiorando le sue amate coste), che fugge per primo abbandonando la nave e soprattutto i suoi oltre quattromila e duecento passeggeri.
Un comandante che prima minimizza, poi nega, poi mente (la caduta in mare a seguito dell’urto) poi infine implora come un bimbo, mentre il comandante De Falco da Livorno prima lo richiama all’ordine, poi l’ordina con comandi perentori di assumersi le sue responsabilità e che infine è costretto a coordinare, di fatto dalla costa, i soccorsi, lasciati ormai a pochi volenterosi rimasti, in pericolo, a svolgere il proprio lavoro sulla nave, e le tante motovedette ed elicotteri confluiti dai diversi punti della costa.
Qualcuno a commentato su Twitter sosteneva che nel nostro paese, una persona che si assume la responsabilità delle operazioni, che applica le regole, che conduce con decisione ed efficacia le procedure….è un eroe.
Colpisce l’impeto di quel: “Torni a bordo, cazzo!” gridato da De Falco a Schettino, che sintetizza tutto il disappunto dell’altra Italia quella che è fatta da persone serie, capaci di avere responsabilità, che non guardano al lavoro come una scemenza, uno strumento utile a fregare soldi al datore di lavoro, nello stesso spirito di tanti evasori felici di fregare lo Stato, cioè noi.
De Falco ricorda quell’Italia fatta di persone che hanno una coscienza, che a lavoro, nel bene o nel male, sottopagati e in condizioni spesso al limite del mortificante, danno tutto. Un’Italia che sarebbe fiera di lavorare per migliorare il paese ma che si trova, ogni giorno, a fare i conti con una classe politica inetta, con caste, corporazioni e lobby (che poi sono la stessa cosa) incapaci di guardare più avanti del proprio naso. Con un’evasione fiscale che piccola o grande; da Cortina d’Ampezzo o dal più sperduto paese della Calabria riguarda tutti (l’87%). Tutti, tranne appunto quelli come De Falco a cui le tasse gliele prendono prima di dargli la paga.
Dietro Schettino c’è invece l’Italia caciona, cafona, che pensa prima io e poi il mondo, c’è Alberto Sordi, che fa il comandante perché è bella la divisa e poi si è fotogenici, che delega al comandante in seconda, perché bisogna corteggiare le bionde turiste in bikini, salvo poi dimenticarle alla prima avvisaglia di pericolo. L’Italia fatta dai: “Lei non sa chi sono io”, oppure: “Se voglio la posso rovinare!” salvo poi avere paura di tornare sulla nave perché è buio….è tanto buio mamma!!! Un’Italia che racconta balle, che si vanta di cose false, che vuole stupire, che esagera anche le cose più banali e poi minimizza i veri drammi. Un’Italia che ha l’ambizione di essere virile ma solo a letto, e che hai primi fuochi di pericolo fugge via. Un’Italia che non legge o che forse non sa più leggere che non ascolta o meglio che finge di ascoltare, per la quale tutto si può perdonare e…poi siamo tutti uguali (nel peggio), siamo tutti italiani (salvo poi precisare di Busto Arsizio, di Napoli, di Ascoli, di Monza, ecc.), che può essere vile o eroica come Schettino e De Falco (ma in questa storia di codardi e di eroi ve ne sono stati diversi), tanto poi si volge pagina, chi avuto, avuto e poi i taralluci e il vino sono sempre lì sulla tavola.
E’ l’Italia del noi faremo, noi diremo….Vi ricorda qualcuno? In questa fase epocale per il paese (fine del berlusconismo) e per l’Europa ancora incerta nel suo destino segnato dalla crisi economica e finanziaria, questa vicenda mi sembra emblematica. Mi sono chiesto se il sobrio Mario Monti è come il comandante De Falco. La confortante risposta me l’ha data una vignetta uscita su La Repubblica. Un personaggio dice all’altro: “Appello di Monti alla Merkel” e l’altro sintetizza l’appello: “Torna a bordo, cazzo!”
Veleno
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